MUSEO MADRE | NAPOLI

Il Madre · Museo d’arte contemporanea Donnaregina si trova, sulla “via dei Musei”, a pochi metri dal Duomo, dal Museo Archeologico Nazionale e dall’Accademia di Belle Arti, lì dove si sviluppa l’antico quartiere di San Lorenzo. Risalente al XIX secolo, l’edificio è uno splendido esempio di stratificazione storica, tipica di tutto il centro antico di Napoli.

Il Madre fu acquistato nel 2005 dalla Regione Campania per destinarlo a museo per l’arte contemporanea. Il palazzo è stato perciò restaurato e adibito a museo su progetto dell’architetto portoghese Álvaro Siza Vieira, Leone d’oro alla carriera 2012; con la collaborazione dello dallo Studio DAZ-Dumontet Antonini Zaske architetti associati di Napoli, oltre alla parte prettamente espositiva, sono stati realizzati una biblioteca, una mediateca, un’area bookshop-caffetteria, e 2662 mq destinati all’esposizione.

Il museo Madre fu inaugurato il 10 giugno 2005  con l’apertura degli allestimenti site-specific nelle sale del primo piano; tra il 2005 ed il 2006 l’intero edificio è stato completato, con l’apertura al pubblico delle sale del secondo piano, che ospita parte della collezione, e quelle del terzo piano destinate alle esposizioni temporanee.

Mimmo Paladino, Senza titolo, 2005. Nella ricerca artistica di Mimmo Paladino ricorrono immagini che rimandano ad un universo arcano e primitivo, dove le forme sono tradotte in segni eleganti e semplificati. Figure allegoriche abitano un mondo in cui convivono vivi e morti, teschi e scheletri, le caratteristiche maschere senza espressione, gli animali.

Francesco Clemente, Ave Ovo, 2005. L’artista ha realizzato per il Madre un affresco di proporzioni monumentali, articolato in due sale, e un pavimento in ceramica, ripercorrendo con la memoria dell’infanzia luoghi e simboli antichi di Napoli.

Anish Kapoor, Dark Brother, 2005. Realizzato con il pigmento Vantablack, nell’incavo sul pavimento della sua sala al Madre, con un grande effetto di spiazzamento, veicola lo sguardo dello spettatore verso l’infinito e verso le viscere della madre terra.

Michelangelo Pistoletto, Venere degli stracci, 1967. accostamento apparentemente provocatorio, riunisce il richiamo classico al materiale povero per eccellenza, lo straccio, inizialmente utilizzato per pulire i Quadri specchianti, e ora adoperato nella sua componente materica e cromatica. I brandelli di stoffa colorati sono disposti a formare un’intercapedine fra la riproduzione della Venere con mela dello scultore neoclassico Bertel Thorvaldsen e il muro verso cui la scultura sembra indirizzarsi.

Jeff Koons, Untitled, 2005. La sua opera aspira a “comunicare con le masse” attraverso un vocabolario visivo estrapolato dalla pubblicità commerciale e dall’industria dell’intrattenimento, portando all’estremo il confine tra linguaggio artistico e cultura popolare.

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